Friday, September 11, 2009



Tracklist:

  1. Gothica
  2. Les Fleurs Du Mal
  3. Symphony
  4. Canto della Terra (ft. Andrea Bocelli)
  5. Sanvean
  6. I Will Be With You (Where the Lost Ones Go) (Ft. Paul Stanley from Kiss)
  7. Schwere Traume
  8. Sarai Qui (ft. Alessandro Safina)
  9. Storia D'Amore
  10. Let It Rain
  11. Attesa
  12. Pasiòn (ft. Fernando Lima)
  13. Running
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Thursday, September 3, 2009

[R] Sonata Arctica-The Days of Grays (2009)




I Sonata Arctica sono svaniti nel nulla,sono scoppiati come una bolla di sapone troppo grande per continuare a volteggiare sospesa nell’aria .
Li hanno portati via gli alieni grigi,lassù,oltre le colline di Molto Molto Lontano (e i fari e i circhi e i macelli di lupi mannari e gli stalker e le sexy cameriere e i soldati sfigati) in un oscuro loco di cui non ci è dato saper nulla.

Stamane -a mio malgrado- ho avuto l’inestimabile piacere di ascoltare un’anteprima di The Days of Grays,secondo prodotto delle turbe mentali di Kakko (insieme a quel gioiello arrugginito di Unia,cibo per …cani). Degli album dell’ epoca d’oro dei Sonata -ahimè- nessuna labile traccia (fatta eccezione per The Last Amazing Grays e Flag in the Ground,brani che presentano delle reminiscenze del power di un tempo).

Prime impressioni che ho avuto ascoltando l’album:

-E questo cos’è? Si tratta forse di un FAKE?
-E menomale che avevano detto che codesto sarebbe stato un lavoro più lineare di Unia…cosa sono tutte queste linee vocali?Riusciranno mai i Sonata a proporre live Deathaura?
-Perché Kakko lancia di continuo degli urletti da far invidia a una cagnetta in calore o ad una pornostar? Ha deciso di darsi al black?Persino quel castrato di Kotipelto ha più rispetto dei miei padiglioni auricolari…
- Mmh… sembra più la soundtrack di un film che un album…


Il chiacchierato e atteso album si apre con la strumentale Everything Fades to Gray,malinconico pezzo che ho apprezzato molto e che sicuramente stona all’interno del prodotto finito:sembra quasi appartenere ad una struggente colonna sonora.
Da pelle d’oca.
Si passa a Deathaura,brano di difficile assimilazione.
Jhoanna Kurkela (deliziosa cantante finnica rompiballe,ospite dell’album) veste i panni di una ragazza che-dopo essere stata erroneamente additata come fattucchiera-viene data in pasto alle fiamme. Il confusionario –ma piacevole,tutto sommato- brano presenta (come tanti altri) troppe linee vocali. Se non altro,il profeta Elias mostra di far bene il suo lavoro.
Si continua con The Last Amazing Grays e Flag in the Ground,brani che abbiamo già avuto modo di conoscere grazie al singolo uscito pochi giorni fa. Entrambi rappresentano gli unici stralci di power in The Days of Grays.
La quinta traccia è la breve Breathing,una melodica ballad strappalacrime come conviene ad ogni album dei Suonati che si rispetti.

Si continua con Zeroes e The Dead Skin,a mio avviso le tracce più sui generi dell’album. In perfetto stile Unia,brani che dovrebbero suonare progressive ma che trovo senza capo né coda. Inquietanti e basta:basti pensare alle mie orecchie che hanno cominciato a sanguinare come quelle del Cristo sulla cover di “Tinnitus Sanctus” (ultimo e discutibile lavoro degli Edguy).
Lo spettacolo continua con As If the World Wasn't Ending, un lento che farà sicuramente piacere sentire dopo l’ascolto delle due psichedeliche tracce precedenti.
Ma il bello giunge adesso:finalmente la ragazza frutto delle insistenti attenzioni di uno stalker ha un nome.
Riuscirà Juliet a sfuggire alle pressioni di Tony/Caleb? Questo brano non del tutto eccezionale mi ha stranamente colpito.
No dream can heal a broken heart è un bel duetto tra Tony e la Kurkela; The Truth Is Out There e la full version di Everything Fades to Gray sono due ottimi e appassionati brani posti alla fine di questo lavoro decisamente eccentrico.
La bonus track In the Dark sarebbe godibile se non fosse per il testo eccessivamente melenso. Se non volete rischiare di vedere ovunque cuoricini e nuvolette rosa,dunque,cestinatela.

A rischio di sembrare ripetitivi (per quale strana ragione sto parlando al plurale?),adesso stiliamo l’ennesima macchietta psicologica.
The Days of Grays,come ogni album, non è altro che un viaggio all’interno della mente di colui che l’ha scritto.
Come Unia ,riesce soltanto ad amplificare le nostre angosce,a gettare alle fiamme una goccia di carburante e a tramutare tutto in un grande incubo,in una cacofonia di colori e suoni e spirali di sottile follia.
I Sonata dei primi album non esistono più:sono maturati,cresciuti e maggiormente disillusi dalla vita e dai suoi affanni. E ogni cosa,insieme a loro,sta sfumando in grigio.
Durante l'ascolto di questi brani ci sentiamo osservati,oppressi da strane forze in attesa di un nostro crollo.


The Days of Grays è un lavoro di sicuro migliore di Unia,ma che va comunque digerito pian piano.Sicuramente siamo davanti all'album più maturo e sentito dei Sonata (ma questo era facile intuirlo). Da segnalare i testi appassionati,strampalati e struggenti quanto basta.
Il novello prodotto,perciò,guadagna un sette/otto.
Buona anche la prova di Elias:il ragazzo sa sicuramente il fatto suo.